Specificità antigenica: tra efficacia e tossicità

In questo lavoro, Tran et al. descrivono l’isolamento di linfociti T specifici per neo-epitopi tumorali e il loro impiego in vivo.

Tran E. et al. N Engl J Med 2016; 375(23):225-52262.

- Articolo creato in collaborazione con Matteo Doglio (MI) -

L’identificazione di antigeni tumore-specifici rappresenta ancora oggi una delle maggiori sfide nel campo dell’immunoterapia oncologica. La mutagenicità del tumore può portare alla formazione di neo-epitopi, unici ed espressi unicamente sulla cellula tumorale. Queste molecole, essendo tumore-specifiche, rappresentano per definizione i target ideali per l’immunoterapia. In questo lavoro, Tran et al. descrivono l’isolamento da tessuto metastatico di cloni linfocitari specifici per la mutazione G12D dell’oncogene KRAS (mutazione presente in 45% dei carcinomi del pancreas e 13% dei tumori del colon-retto) e la successiva re-infusione di tali cellule nel paziente. Nel corso del follow-up, gli autori eseguono un tracking in vivo dei linfociti T G12D-specifici nel sangue periferico del paziente, parallelamente alle valutazioni cliniche seriate.

Gli autori descrivono il caso clinico di una paziente di 50 anni affetta da carcinoma del colon-retto, precedentemente trattato e recidivato con plurime metastasi polmonari (10 lesioni descritte). Al fine di isolare linfociti T tumore-specifici, gli autori resecano 3 delle 10 lesioni polmonari e generano 24 colture cellulari partendo dal materiale prelevato. Quattro cloni specifici per la mutazione G12D di KRAS vengono isolati ed espansi. Attraverso l’analisi del trascrittoma viene analizzato il repertorio di T Cell Receptors (TCRs) dei linfociti isolati infiltranti il tumore.

Per studiare la specificità delle cellule isolate, gli autori clonano i TCRs e trasducono, attraverso l’utilizzo di vettori virali, linfociti T autologhi della paziente. Tali cellule modificate geneticamente sono in grado di rispondere in vitro alla stimolazione con peptidi di KRAS mutati, senza tuttavia riconoscere la proteina wild-type o altri epitopi tumorali scorrelati. Tale riconoscimento antigenico avviene nel contesto dell’HLA-C*08:02.

La paziente viene quindi trattata con un’unica infusione di linfociti T G12D-specifici espansi in vitro (dose: 1,48 x 10^11 cellule con 75% di linfociti T CD8+), dopo un ciclo di chemioterapia con ciclofosfamide e fludarabina. Dopo l’infusione, la paziente viene trattata con 5 somministrazioni di IL-2, successivamente sospesa per la comparsa di astenia.

A 40 giorni dall’infusione dei linfociti T, la TC del polmone riscontra la regressione delle 7 lesioni polmonari rimaste. Nei successivi mesi di follow-up si registra un’ulteriore regressione di 6 delle 7 lesioni polmonari e la persistenza a livello ematico di linfociti T G12D-specifici (assenti nel sangue periferico prima dell’infusione delle cellule).

Dopo 9 mesi dall’infusione delle cellule, la paziente presenta la progressione della lesione polmonare rimanente. Sottoposta a resezione del lobo inferiore del polmone sinistro, gli autori studiano la massa tumorale ed identificano la persistenza dell’espressione della mutazione G12D di KRAS e la contemporanea perdita di eterozigosi dell’HLA-C*08:02.

La novità di questo lavoro risiede nell’isolamento da tessuto tumorale di TCRs specifici verso neo-epitopi tumorali e il loro successivo impiego nel paziente, ottenendo ottimi risultati in termini di regressione della massa tumorale dopo una sola infusione di linfociti T specifici. La possibilità di isolare TCRs specifici verso neo-epitopi tumorali amplia la libreria di antigeni impiegabili in l’immunoterapia e limita la possibilità di tossicità off-target.

Anche se condotto in un caso di tumore del colon-retto, tale approccio potrebbe essere applicato anche in altri contesti di terapia cellulare, in particolare in campo ematologico.